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Alla scoperta della Tindari post-unitaria (1861-1918) col dott. Antonino Crisà.

21 Agosto 2019 cultura e ricerca Idee e Attualità Libri News


Un autentico tuffo nella Sicilia post-unitaria (1861-1918) quello offertoci, martedì 20 agosto a Villa Pisani, dal professor Antonino Crisà, grazie alla presentazione (con annessa donazione di una copia alla Biblioteca Comunale di Patti) della sua ricerca “When Archaeology Meets Communities – Impacting Interactions in Sicily Over Two Eras (Messina, 1861-1918)“, inserita nel cartellone del Tindari Festival e voluta dalla direttrice artistica Anna Ricciardi.

Coadiuvato dal dott. Salvatore Pantano con la sua puntuale ed appassionata introduzione ed affiancato dal Sindaco Mauro Aquino e dall’Assessore alla cultura Messina, il professor Crisà ha illustrato – con dovizia di particolari (foto d’epoca, copie di documenti ufficiali, immagini dei vari reperti, grafici etc.) – al numeroso pubblico occorso i risultati delle sue ricerche sul campo e negli archivi della Sicilia Settentrionale.

Di particolare interesse, per quel che ci riguarda, l’impressionate occorrenza di documenti e testimonianze sugli scavi archeologici eseguiti a Tindari sia nel periodo pre-unitario (sotto il Regno delle Due Sicilie) sia in quello post-unitario. Un’imponente mole documentaria dicevamo, prodotta nel corso di quegli anni e custodita, per la gran parte, presso il Museo ArcheologicoAntonino Salinas” di Palermo (ma non solo), ha permesso al prof. Crisà una ricostruzione minuziosa delle attività di ricerca, scavo e catalogazione nell’area Archeologica di Tindari; tanto da poter ricostruire il numero esatto delle persone impiegate negli scavi e le loro interazioni sociali. Importantissime, al riguardo, alcune foto scattate dallo stesso Salinas negli ultimi anni dell’800 che mostrano campieri, custodi, scavatori (circa 900), assistenti dello stesso Salinas e, cosa assai interessante, le numerosissime donne impiegate negli scavi (come dimostra la stessa foto di copertina del libro scattata nel 1896 e custodita negli archivi del museo Salinas), per trasportare terra e altri materiali nelle ceste che portavano sul capo (circa 800 donne).

I documenti hanno permesso altresì di ricostruire azioni e reazioni dei proprietari terrieri interessati dagli scavi, le modalità di reclutamento del personale (dove a farla da padroni erano gli uomini della Curia) e persino le interazioni fra lavoranti (contadini) e capi; simpatica la ricostruzione di una diatriba sulla cinta muraria di Tindari fra un contadino, che protestava per il taglio dei fichi d’india, e Salinas che sapeva bene che tali piante avrebbero minato la stabilità delle mura, conclusasi con la promessa del Salinas che al contadino sarebbero andate tutte le toppe delle piante estirpate. Non sono mancate escursioni sul campo della moda dell’epoca, dalle divise dei custodi alla mise delle contadine, dal panciotto e dalla giacca (malandata) dell’assistente di Salinas ai capi dei contadini “scavatori”. Suggestiva, inoltre, la focalizzazione su un “token” (gettone) tindaritano custodito nell’Antiquarium di Tindari e datato dallo stesso Crisà all’incirca al I sec. a.C. Tale gettone, rimasto per anni nell’anonimato, rappresenterebbe la prova di un uso a più livelli di queste para-monete già in epoca Repubblicana. Il gettone omaggia il culto dei Dioscuri a Tindari con un’incisione dei due copricapo tipici dei figli di Zeus e due stelle stilizzate (simi a croci) al di sopra.

 

Cenni biografici su Antonino Crisà:

E’ un ricercatore, classicista, archeologo e giornalista numismatico con un forte curriculum accademico e diverse competenze nell’insegnamento, catalogazione di monete, ricerca archivistica ed esperienza di 2 anni in archeologia commerciale. I suoi principali campi di ricerca comprendono la storia dell’archeologia siciliana (antiquariato, collezionismo e scavi) e la numismatica.

Attualmente assegnista di ricerca presso l’Università di Warwick, dipartimento di studi classici e storia antica. Ha studiato presso l’Università di Milano (2004 Ba, Ma 2008) e ha lavorato come un ‘Classics Teaching Assistant’ presso l’Università di Leicester (2012-16), dove ha ottenuto il dottorato In archeologia (2015). Come archeologo di campo, egli ha scavato In Sicilia (Tindari), Sardegna (Nora), del Nord Italia (Milano, Calvatone, Bagnolo San Vito, Adria, Bergamo, Casale Sul Sile) e Siria (Palmyra). La sua ricerca esplora numismatica e storia dell’archeologia In Sicilia tra il tardo diciannovesimo ed il primo ventesimo secolo (antiquaria, collezionisti di monete, gli scavi archeologici del XIX secolo, archivi e collezioni museali).  È vincitore del “Concorso Nazionale per Giovani Numismatici under 30” (Cronaca Numismatica, 2006) e Premio M. Cagiati – Xv Congresso Internazionale Numismatica di Taormina (Accademia Italiana Di Studi Numismatici) (2015).

 

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