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Scenanuda: presentata ufficialmente alla stampa la terza stagione.

31 Ottobre 2015 Articoli per SenzaPatti Teatro


Patti – Come i lettori sapranno, già oltre due settimane fa ci siamo interessati alla terza edizione della rassegna teatrale “Scenanuda” rendendone noto il cartellone ed intervistandone il direttore artistico Michelangelo Maria Zanghi.
Tuttavia, dati il valore intrinseco del cartellone di quest’anno e l’importanza di un siffatto progetto culturale, non potevamo mancare alla presentazione ufficiale della rassegna per la stampa tenutasi questa mattina al “Beniamino Joppolo”.
Presenti in sala, oltre al presidente dell’Associazione “Filokalòn” Franco Zanghì, al direttore artistico Michelangelo Maria Zanghì ed alla coordinatrice artistica Chiara Pollicita, il pluripremiato artista messinese Spiro Scimone (che troveremo in “Bar” insieme a Francesco Sframeli), l’attore Gianluca Cesale, il regista Roberto Bonaventura (entrambi impegnati in “Un uomo a metà”, progetto vincitore del premio E45 Napoli Fringe Festival 2015), l’attrice Gabrilla Cacia (che troveremo in “Volevo essere brava” per la regia di Paride Acacia), l’attore Simone Corso (che vedremo in “Vina Fausa – In morte di Attilio Manca” con lo stesso Michelangelo Maria Zanghì) e, infine, Gianluca Manca, fratello di Attilio Manca, impegnato in prima persona nel fare luce sulla morte di Attilio e cercare una verità diversa da quella giudiziaria emersa a Viterbo.
Michelangelo Maria Zanghì, senza mezzi termini, parla di una “stagione della svolta e della maturità”, ribadendo con ciò la precarietà di una rassegna che gli ha regalato soddisfazioni e gioia ma ha comportato anche sacrifici, rabbia e stanchezza, tutte cose sostenute comunque sempre con grinta dal giovane attore/regista. La precarietà, quel “non si sa se continuerà l’anno prossimo”, è tutta legata al fatto che tale rassegna non gode di alcun finanziamento pubblico ed alla risposta non sempre soddisfacente della società pattese.
Chiara Pollicita, per gli eventi musicali della stagione, ci parla invece di una scelta caduta quest’anno su “spettacoli musicali più fruibili per il pubblico”; troveremo dunque le arie più famose del repertorio barocco europeo (in “Armonie Barocche – Arie e duetti dell’Europa Barocca”), il tango con fisarmonica, pianoforte e violino, Piazzolla e non solo (in “A suon di Tango”), il teatro- canzone (in “Canto di una vita qualunque”) e, per Natale, la tradizione del cunto (con “In Sicilia a Natale si Canta”).
Dice ancora Zanghì: “Abbiamo cercato di inserire ogni anno qualcosa di diverso; quest’anno aggiungiamo le tradizioni popolari. Per noi è fondamentale portare artisti siciliani o legati alla Sicilia, come Gianluca Cesale, campano ma siciliano d’adozione. Nei teatri siciliani non si dà mai la giusta attenzione alle figure professionali siciliane; la Sicilia è la culla del teatro e non vedo il motivo per cui questa esperienza debba essere trascurata.”
Non essendogli stata rivolta alcuna domanda (né a lui né, in verità ad altri, – giusto per far notare l’interesse e la competenza della stampa locale nei confronti del teatro – ma qui apriremmo un capitolo che per adesso non voglio aprire) il regista Roberto Bonaventura – alla Marzullo – si fa una domanda e si dà una risposta: “Come mai vieni ogni anno a Scenanuda? Innanzitutto Beniamino Joppolo è un autore che mi ha dato molto , tanto che ci ho fatto pure la tesi, poi il coraggio va premiato. Michelangelo ha avuto molto coraggio a fare questa rassegna senza finanziamenti. Sullo spettacolo dice: “Intreccia il comico ed il tragico; Cesale in scena vi farà pensare, aprirà dei dubbi e vi farà ridere. Ci ha dato molte soddisfazioni anche se è giovane; è nato a gennaio. Il tragico è il comico visto di spalle; dietro la risata che ci rassicura abbiamo modo di pensare alle cose che ci preoccupano”.
Prende poi la parola Spiro Scimone che, nel ringraziare il giovane Zanghì per avergli concesso la sala per provare il prossimo spettacolo (Amore), ribadisce quanto sia importante trovare persone che abbiano la stessa necessità dell’artista, cosa non facile in tempi di crisi. Sullo spettacolo proposto – Bar – ci dice: “Scritto in lingua messinese è comunque quasi un classico. E’ rappresentato in diversi stati d’Europa. Essere qui e vedere che c’è un cartellone di drammaturgia contemporanea non è scontato, sono pochi in Italia che lavorano in questo senso. Dobbiamo fare di tutto perché questa stagione non sia l’ultima. Siamo qui per la prima volta a Patti. Siamo messinesi tutti e due; abbiamo portato il nome di Messina in giro per il mondo per venti anni e non siamo mai stati qui, questo vuol dire qualcosa. A volte gli artisti girano per il mondo ma non li conoscono nel loro luogo. Dalla cultura nasce la civiltà. Una volta ho fatto una dichiarazione in una giornale nazionale dicendo che, secondo me, la mentalità mafiosa si può iniziare a sconfiggere partendo dalla cultura. Triste vedere che questa è una crisi culturale che a molti piace travestire da crisi economica”.
Gabriella Cacia ricorda poi che lo spettacolo di cui, insieme ad altri, è interprete, è liberamente tratto dallo scritto “Il corpo giusto” di Eve Ensler, la stessa autrice de “I monologhi della vagina”.
Su “Vina Fausa” Zanghì aggiunge: “Faccio teatro da otto anni e da qualche tempo ho sentito la necessità di fare un teatro che non sia solo di repertorio, di classici. Ho sentito l’esigenza di fare teatro civile. Sono siciliano e di Patti, ma da qualche tempo vivo a Barcellona. E’ una città difficilissima e,nonostante ci siano persone che si battono per la legalità, siamo ancora molto al di sotto della media. A Barcellona ancora, nel 2015, anche i supermercati pagano il pizzo. A Barcellona è nato e cresciuto Attilio Manca, un -nonostante la giovane età – luminare che è stato suicidato! La mafia di Barcellona è la mafia di collegamento delle più grandi famiglie mafiose siciliane, quella palermitana e quella catanese. Come teatranti abbiamo pensato di dedicarci a questa storia. Non si può guardare la foto di Attilio ed accettare le motivazioni della sentenza della procura di Viterbo. Per loro, avrebbe sbattuto contro il telecomando di un televisore. Attilio è stato trovato con due buchi, ma nel braccio sbagliato, Attilio era totalmente mancino. Si sarebbe fatto un’iniezione di eroina e avrebbe avuto il tempo di chiudere e posare le siringhe prima di morire”.
Sullo stesso argomento è, ovviamente, l’intervento finale di Gianluca Manca che in premessa però si dice basito dal fatto che un teatro, che dovrebbe essere veicolo di cultura, non possa essere finanziato dallo Stato e aggiunge: “Credo ci sia una volontà dello Stato e della Regione a che il popolo resti ignorante. Noi siamo disposti a fare battaglia. Onoratissimo di essere qua per far sì che venga portata a conoscenza la storia di mio fratello. Come cittadino barcellonese credo sia giusto che il nucleo mafioso della città venga fatto conoscere per far sì che episodi simili non accadano più. Qualcosa non è andata nell’appartamento di Attilio. Non sono state trovate impronte, neanche le sue; questa morte non poteva essere decretata come suicidio. C’erano tante prove che sono congluite nel fascicolo della procura di Viterbo. Attilio aveva curato Provenzano dopo l’intervento di Marsiglia. A Barcellona c’è la massoneria che, attraverso la manovalanza mafiosa, ha portato ad atti eversivi”. E, aggiunge: “Barcellona sta a Messina come Corleone sta a Palermo! Ci sono delle analogie brutte e atroci. Barcellona è un nucleo importante della mafia del 2000.” Finita la presentazione, in disparte, gli chiedo dei chiarimenti su questi intrecci massonico-mafiosi barcellonesi e lui cortesemente mi risponde: “Guarda la vicenda della Gran Loggia Ausonia, cerca i politici che ci stanno dentro”.
In sostanza, tanti spunti più che interessanti per questi nove spettacoli da non perdere. Sono personalmente convinto che Patti ed il Teatro abbiano insieme una grande storia d’amore che tocca a noi tutti coltivare per non farla appassire, per fare in modo che le pagine più belle possano essere quelle di là da venire e non quelle già scritte. Che sia teatro fatto da professionisti o da dilettanti, da privati o da enti pubblici, per strada o in teatro, l’impegno che queste persone ci mettono nel portarlo avanti va sostenuto dal paese tutto.

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